Il mio Blog:
appunti di vita quotidiana!



E miracolosamente non
ho smesso di sognare
E miracolosamente non
riesco a non sperare
E se c'è un segreto è
fare tutto come se
Vedessi solo il sole
(Elisa - "Qualcosa Che Non C'è")



25 aprile 2009

25 Aprile, Festa della Liberazione

Facciamo basta con il revisionismo storico e con la storia che i morti sono tutti uguali. I morti possono essere degni di rispetto come i cari che li perdono, ma non sono tutti uguali.

Detto ciò... non credo ci siano parole più appropriate in questa giornata di quelle del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.



INTERVENTO
DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
AL 64° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE

Mignano Monte Lungo,25 aprile 2009

Signor Ministro della Difesa,
Autorità civili e militari,
Signor Presidente dell'Associazione Combattenti della Guerra di Liberazione inquadrati nei reparti regolari delle Forze Armate,
Cari reduci di Monte Lungo,
Sindaci dei Comuni della Provincia di Caserta decorati per i fatti della Resistenza,

celebriamo quest'anno presso questo simbolico Sacrario di Monte Lungo, il 64° anniversario del giorno della Liberazione dall'occupazione nazi-fascista e della Riunificazione della nostra Italia.
La celebrazione del 25 aprile deve diventare finalmente - voglio ribadirlo nel modo più netto - occasione di ricordo, di riconoscimento, di omaggio per tutte le componenti di quel grande moto di riscatto patriottico e civile che culminò nella riconquista della libertà e dell'indipendenza del nostro paese : per tutte le sue componenti, viste e onorate nella loro unitarietà. Parlo della componente rappresentata dalla lotta, dalle azioni di guerra e di guerriglia, delle formazioni partigiane.
Parlo della componente rappresentata dal tributo di solidarietà e di sacrificio delle popolazioni nelle regioni occupate. E parlo della componente rappresentata dalle prove di dignità, di volontà combattiva e di eroismo dei nostri militari. Se nel passato quest'ultima componente è rimasta in ombra, a ciò si sta già da anni ponendo riparo, valorizzando fatti ed episodi di grande significato. E' questo il senso della mia presenza oggi qui e due anni orsono, per il 25 aprile, a Cefalonia, e fu il senso della presenza del mio predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, in diverse circostanze, sia a Mignano Monte Lungo sia nell'isola greca che fu teatro di fulgidi esempi di senso dell'onore da parte dei nostri militari espostisi senza cedimenti a un tragico destino di repressione sanguinosa.
Il contributo dei militari al moto della Resistenza è racchiuso nelle cifre degli 87 mila caduti nella guerra di Liberazione, caduti combattendo nelle stesse formazioni partigiane e soprattutto nelle unità del rinato Esercito italiano operanti in guerra insieme con le Forze Alleate. Mi riferisco, a questo proposito, al 1° Raggruppamento motorizzato del Regio Esercito, che si costituì il 28 settembre 1943 con l'apporto del 67° Reggimento di Fanteria Legnano, del 51° Battaglione Allievi Ufficiali Bersaglieri, e di altri reparti ancora, e fu posto al comando del gen. Dapino. Nacque di lì la "unità di élite" che i Comandi alleati - dopo la dichiarazione di guerra alla Germania da parte del governo Badoglio e l'attribuzione all'Italia dello status di paese cobelligerante - consentirono e vollero che partecipasse alle operazioni di guerra al fianco delle forze anglo-americane.
E la prima prova fu precisamente la battaglia di Monte Lungo. La battaglia dell'8 dicembre 1943, che fu segnata da splendidi successi e poi da contrattacchi tedeschi e conseguenti ripiegamenti, che costarono 47 morti, 102 feriti e 151 dispersi. Otto giorni dopo, la seconda battaglia e la conquista di Monte Lungo, in piena integrazione con i reparti Alleati. Fu, si è detto con nobile espressione, "il battesimo di sangue del rinato Esercito italiano".
Ho prima di venir qui voluto ripercorrere belle testimonianze e ricostruzioni storiche dedicate alla battaglia di Monte Lungo. E mi ha colpito e commosso il quadro che ne emerge di splendide manifestazioni di amor di patria, di eroismo collettivo e individuale, pur nella debolezza degli armamenti disponibili. Mi si permetterà di ricordare, per rendere onore a tutti i caduti, due soltanto di essi, la medaglia d'oro alla memoria - la prima dell'Esercito della nuova Italia - sottotenente Giuseppe Cederle, e con lui, altra medaglia d'oro, il tenente cappellano Don Luigi Pezzoli.
Lo straordinario valore - militare, morale e politico - per l'Italia e per il suo futuro, della battaglia di Monte Lungo, fu attestato dal generale Clark, comandante della V° Armata americana, con le seguenti parole : "Questa azione dimostra la determinazione dei soldati italiani a liberare il loro Paese dalla dominazione tedesca, determinazione che può servire come esempio ai popoli oppressi d'Europa".
Si aprì così la strada al passaggio dal I° Raggruppamento alla nascita - il 18 aprile 1944 - del Corpo italiano di Liberazione, cui sarebbero infine succeduti i sei Gruppi di combattimento, che avrebbero annoverato quasi 50mila uomini. Questa cifra e quelle dei militari colpiti - solo tra il settembre 1943 e il settembre 1944, 470 caduti, 1195 feriti e 175 dispersi - danno la misura anche quantitativa del contributo offerto dal rinato Esercito italiano alla guerra di Liberazione.
E guardando a ciò che questa fu - nelle sue diverse componenti, che ricordavo all'inizio - appaiono davvero molto sommari certi discorsi sulla limitatezza della partecipazione alla Resistenza in tutte le sue espressioni. L'Italia visse, con l'8 settembre 1943 e nel periodo successivo, in cui rimase tagliata in due e intimamente divisa - una tragedia nazionale, da cui seppe risorgere come paese libero e democratico, animata da valori di pace, di lavoro, di solidarietà e di giustizia, che trovarono la loro magistrale e duratura espressione nella Costituzione repubblicana.
Pensando a quel tragico, dolorosissimo periodo storico, dissi a Genova il 25 aprile dello scorso anno, e mi piace ripetere oggi, che "a nessun caduto", di qualsiasi parte, "e ai famigliari che ne hanno sofferto la perdita, si può negare rispetto": rispetto e pietà che debbono accomunare tutti come già scrisse e previde con belle parole un grande scrittore italiano, Cesare Pavese. E nella Costituzione possono riconoscersi tutti, "anche quanti vissero diversamente gli anni 1943-45, quanti ne hanno una diversa memoria per sofferta esperienza personale o per giudizi acquisiti". Questa è la base per una rinnovata unità nazionale, non più segnata da vecchie, fatali e radicali contrapposizioni.
Vorrei tuttavia concludere ribadendo il valore, per l'Italia, per la patria, della scelta che fecero tutti coloro che si schierarono e batterono per la liberazione del nostro paese dall'oppressione nazifascista. Tra essi in primissimo piano i militari che restarono fedeli al giuramento prestato, in doverosa obbedienza alle direttive del Re come Capo dello Stato e del governo legittimo, e secondo un fondamentale principio di continuità dello Stato italiano, presero il loro posto nella guerra di Liberazione.
In questo spirito, desidero indirizzare un messaggio di forte apprezzamento e vicinanza alle nostre Forze Armate, che assolvono i compiti loro assegnati dalla Carta Costituzionale con alto senso del dovere e ammirevole, moderna preparazione, e che si distinguono nella partecipazione a importanti missioni internazionali, per la pace, la stabilità, il progresso in diverse, critiche zone del mondo.
L'Italia può contare sui nostri militari e su tutti i cittadini, per quella mobilitazione consapevole che oggi si impone al fine di superare la grave crisi attuale, perché ne scaturisca una società più dinamica, più aperta e più giusta.
Viva la Resistenza! Viva le Forze Armate! Viva l'Italia!

Fonte: www.quirinale.it